Avreste mai pensato che delle api potessero costruirsi una casa dentro un Termovalorizzatore? A Brescia è successo, e Jean, l’apicoltore che se ne prende cura, ci ha raccontato questa storia così particolare.
Non appena lo si vede muoversi per la struttura, è subito chiaro che per Jean questo posto è una seconda casa, malgrado quegli abiti così diversi dalle pettorine gialle e gli elmetti anti infortunio che portano tutte le altre persone che lavorano in questo luogo. Jean, d’altronde, frequenta il Termovalorizzatore di Brescia dal 1998, anno in cui è entrato in funzione: era addetto all’impianto, si occupava della gestione dei filtri del camino. In parallelo, dedicava il suo tempo libero alla passione che lo ha accompagnato da sempre: le api. Quello che non poteva sapere è che, un giorno, queste due attività così diverse si sarebbero incontrate, riconducendo nello stesso luogo le sue “due vite”, quella da dipendente A2A (ora in pensione) e quella da apicoltore.
"Ma qualche tempo dopo al Termovalorizzatore ne compare un altro. A quel punto ho detto al mio responsabile che poteva essere un’idea prendere un alveare e posizionarlo nelle aree verdi attorno all’impianto." Nel tempo gli alveari sono diventati quattro. Le 400mila api che ci abitano formano un’orchestra perfetta, scandendo le giornate a suon di miele e impollinazioni. Da esse e dalle loro simili in giro per il mondo dipende, secondo Ispra, la sopravvivenza di circa il 75% delle colture agrarie e il 90% delle piante selvatiche da fiore. Ma ricoprono anche un’altra funzione. Nei loro lunghi voli quotidiani (il raggio d’azione può arrivare fino ai 2 km dall’alveare) “catturano” le polveri sottili, il che, con gli opportuni test, permette un monitoraggio efficace del livello di inquinamento di un determinato territorio. Per questo motivo oggi spesso questi insetti così particolari vengono posti nei pressi delle aree industriali per verificarne la qualità dell’aria, come a Brescia è accaduto in modo naturale.
Ma ormai da anni le api sono in pericolo, principalmente a causa dei pesticidi chimici e del cambiamento climatico, che altera l’ecosistema e le rende più fragili e meno produttive. Uno studio effettuato in India nel 2019 ha provato, ad esempio, come i residui di diesel presenti nell’aria alterino significativamente la capacità delle api di riconoscere gli odori floreali, precludendone l’attività di impollinazione.
Occorre impegnarsi per salvarle. L’esperimento del Termovalorizzatore di Brescia va in questa direzione, mirando a creare una struttura dove le api possano continuare a svolgere la loro indispensabile attività. Qui, tra l’altro, le “lavoratrici” speciali producono anche del miele, che viene regalato ai colleghi di A2A per Natale. Miele che ogni anno Jean e i responsabili dell’impianto fanno analizzare per verificarne le proprietà. “La prima volta - spiega - abbiamo consegnato a un laboratorio specializzato di analisi di Bologna cinque campioni provenienti da alveari situati in aree diverse (montagna, lago di Garda e altri): uno di questi era quello del Termovalorizzatore. Il centro non poteva distinguere i diversi tipi di miele. I risultati erano perfettamente identici”.
Insomma, le api al Termovalorizzatore di Brescia hanno un valore prezioso: sentinelle dell’aria e testimoni della loro imprescindibilità per un futuro sostenibile.
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