In un'epoca in cui la sicurezza energetica degli Stati è sempre più esposta alle dinamiche geopolitiche, il raggiungimento dell'autonomia è diventato urgente e indispensabile per il nostro Paese.
L'Italia, con solo il 22.5% di energia prodotta rispetto al proprio fabbisogno, a fronte di una media UE del 39.5%, si trova ad affrontare questa grande sfida da quintultima in Europa. Tuttavia, è al secondo posto per disponibilità di risorse rinnovabili e, attivando il pieno potenziale delle sue fonti autoctone, coerentemente con le prospettive di elettrificazione dei consumi e di efficientamento energetico, può arrivare a raggiungere il 58.4% di autonomia energetica triplicando gli attuali livelli.
In questo contesto il Centro-Sud riveste un ruolo di primo piano: sfruttando acqua, vento e sole e rifiuti, di cui dispone in abbondanza, può fornire un contributo concreto al percorso di transizione ecologica del Paese. Queste regioni sono infatti in grado di generare circa il 60% della produzione incrementale di energia da fonti rinnovabili. Vere e proprie miniere, le nostre materie prime.
Dai risultati emersi da uno studio che abbiamo condotto con The European House – Ambrosetti, il Mezzogiorno potrebbe generare, sul totale della nazione, il 60% della potenza solare addizionale (105.1 GW totali a livello nazionale) attraverso installazioni su tetti e impianti a terra e il 95% dell’opportunità di sviluppo per l’eolico (21.1 GW totali a livello nazionale) per 1/3 proveniente da attività di revamping e repowering degli impianti già esistenti. Per il settore idroelettrico, il Centro-Sud rappresenta il 23% della potenza idroelettrica addizionale (3.3 GW totali a livello nazionale).
Inoltre, questi territori sono strategici anche per le possibilità legate al recupero energetico dai rifiuti e sono in grado di incidere per il 63% sul totale incrementale nazionale. Azzerando il conferimento in discarica e abilitando una produzione elettrica maggiore di 7 TWh, in Italia si potrebbe arrivare a valorizzare sino a 8 milioni di tonnellate di rifiuti.
Anche il biometano potrebbe attivare circa 6.3 miliardi di m3 (pari all’8% del consumo nazionale di gas) di cui il 37% nel Centro-Sud, soprattutto grazie alla vocazione agricola di tali regioni.
Risultati straordinari che per essere concretizzati necessitano di investimenti mirati per la realizzazione e il potenziamento di impianti e infrastrutture che consentano il pieno sfruttamento delle risorse disponibili. È necessario anche un cambio di paradigma che metta al centro il dialogo tra tutti gli attori coinvolti: istituzioni nazionali e locali, cittadini e imprese. C’è infatti bisogno sia di un contesto normativo favorevole – con tempi rapidi e certi per la concessione di permessi e autorizzazioni – sia di stakeholder sensibili ai temi dello sviluppo sostenibile e della decarbonizzazione.
In questo momento storico inoltre al Centro-Sud viene offerta una grande occasione proprio dal settore energetico, che può diventare un catalizzatore per la costruzione di un nuovo tessuto industriale. In primo luogo perché la sostituzione del gas russo con i flussi mediterranei sta contribuendo a riaffermare la centralità del Mezzogiorno come hub energetico. In secondo luogo perché questo territorio, grazie alle sue risorse, può diventare una centrale delle rinnovabili per il Paese innescando un processo virtuoso di attrazione di forze produttive.
È sempre più evidente che la competitività del sistema industriale sarà subordinata al fatto di avere energia a buon prezzo e abbastanza ovvio che le imprese si andranno a posizionare dove questa risorsa costerà meno. È chiaro anche che questo non è sufficiente: il Centro-Sud potrà vincere la sfida solo creando un ecosistema di supporto e maturando la consapevolezza dell’importanza del fare rete.
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