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Non c’è futuro senz’acqua

Non c’è futuro senz’acqua

Renato Mazzoncini
Renato Mazzoncini
AD e Direttore Generale A2A S.p.A

Nell’ultimo biennio, il nostro Paese ha dovuto affrontare in modo più che evidente le conseguenze del cambiamento climatico; se il 2022 è stato per l’Italia l’anno meno piovoso e più caldo degli ultimi 60 anni che ha portato a una riduzione della disponibilità della risorsa idrica naturale di 36 miliardi di m3 (-31% vs. 2021, un volume comparabile a 60 volte il Lago Trasimeno), il 2023 vede l’alternanza tra la coda siccitosa del 2022 e precipitazioni intense e fortemente concentrate, indice di una tropicalizzazione del clima italiano, di cui abbiamo visto i drammatici disastri: gli incendi al Sud, le alluvioni in Emilia-Romagna e i fenomeni temporaleschi estremi nel Nord-Italia e che potrebbe avere effetti devastanti anche per la nostra economia. Recenti stime della Banca d’Italia riportano infatti che un ulteriore aumento di 1,5 gradi delle temperature ridurrà il nostro Pil del 9,5% entro la fine del secolo. Una cifra pari a tre volte il PNRR. Non solo.

L’acqua è al centro di continui paradossi: siamo il secondo Paese europeo per consumi pro capite ma abbiamo una rete di distribuzione che ne disperde quasi la metà.

Nel quarto anno consecutivo della nostra collaborazione con The European House – Ambrosetti, abbiamo scelto quindi di lavorare alla realizzazione di uno studio – “Acqua: azioni e investimenti per l’energia, le persone e i territori” - che possa fornire una chiara indicazione delle potenzialità d’intervento per la salvaguardia di questa preziosissima risorsa che, davanti a sole e vento, rappresenta la prima fonte di energia elettrica rinnovabile del Paese; la disponibilità abbondante di acqua consente all’Italia di generare il 18% del proprio Pil, qualcosa come 320 miliardi di euro l’anno.

Per decenni abbiamo sottoinvestito nelle infrastrutture idriche e, nonostante l’inversione di tendenza degli ultimi anni, serve un ulteriore sforzo per colmare il gap di investimenti di oltre 20 euro/anno per abitante, che ci separa dalla media europea di 78. Lo studio individua alcune precise linee di intervento: un pacchetto di investimenti da 48 miliardi di euro in 10 anni in grado di garantire ricadute economiche positive per ulteriori 77 miliardi.

Questa risorsa così preziosa oggi è a rischio, come denunciato anche dall’Onu. Il cambiamento climatico è in continua accelerazione e per questo, oltre ai progetti di decarbonizzazione di medio e lungo termine, bisogna adattarsi e attrezzarsi con azioni di contenimento del danno e mitigazione dei suoi effetti.

L’impatto della trasformazione è visibile su molti tra quelli che sono gli elementi primari della nostra vita, sicurezza, benessere e fiducia nel futuro. È necessaria una visione sistemica del ciclo dell’acqua, che rispecchi il suo ruolo vitale nei settori agricolo, civile, industriale e la sua valorizzazione energetica, con l’obiettivo di fornire una chiave di analisi integrata dello stato della risorsa idrica nel nostro Paese e le principali leve di intervento per ottimizzarne l’uso.

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La circolarità può essere ancora una volta la risposta migliore per la mitigazione dei cambiamenti climatici: riuso, riduzione delle perdite e dei consumi e recupero dell’acqua piovana potrebbero consentire all’Italia di avere a disposizione altri 9,5 miliardi di metri cubi d’acqua, più di quanto perso nel 2022, il 37% di quella consumata in un anno nel nostro Paese, secondo gli ultimi dati ISPRA.

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In ottica di consumo circolare il riutilizzo di acque depurate a fini industriali e irrigui rappresenta una delle leve di valorizzazione più importanti. Oggi l’acqua, a seguito del trattamento, viene semplicemente reimmessa in canali e fiumi e quindi, non essendo immediatamente riutilizzata, viene in gran parte dispersa. Realizzare accumuli idrici a valle dei depuratori, a servizio di imprese agricole o industrie, aiuterebbe a far fronte ai consumi soprattutto nei periodi di siccità.

In più, in molti territori la depurazione non è ancora adeguata: colmando questo gap, attraverso nuovi impianti, si potrebbero recuperare 5,4 miliardi di metri cubi di acqua. A queste misure si possono affiancare iniziative quali l’installazione di smart water meter individuali che sensibilizzino i cittadini a un consumo più consapevole (consentendo un risparmio di 0,2 miliardi di metri cubi) o nuovi invasi per recuperare le acque meteoriche.

Come già detto, l’acqua è la più importante fonte rinnovabile per il mix energetico del nostro Paese e avrà un ruolo fondamentale nel traguardare gli obiettivi di quota di FER sul fabbisogno elettrico nazionale pari al 65%, così come previsto dalla bozza del nuovo PNIEC; questa preziosa risorsa rappresenta inoltre l’unica fonte rinnovabile programmabile, e quindi essenziale per garantire sicurezza e flessibilità al sistema energetico nazionale.

Come rappresentato nello studio dello scorso anno “Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, sole, vento, rifiuti le nostre materie prime”, il parco idroelettrico italiano evidenzia margini di crescita attivabili attraverso il repowering degli asset esistenti (4 TWh l’anno) e la costruzione di nuovi impianti mini-idro lungo l’intero territorio nazionale (1,8 TWh). Strategico sarà poi il rilancio di sistemi di pompaggio idroelettrici (2 TWh) ma anche l’uso produttivo dei bacini a uso irriguo (1 TWh) o la realizzazione di nuove centrali idroelettriche in fiumi e bacini oggi non sfruttati (3,7 TWh). Interventi in grado di generare circa 12,5 TWh l’anno di energia pulita, contributo essenziale per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione.

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In questo quadro, il ruolo di operatori industriali come A2A e la collaborazione con gli stakeholder territoriali assume dunque una rilevanza strategica. L’Italia ha già intrapreso un virtuoso percorso nella salvaguardia dell’acqua che ha visto quasi raddoppiare gli investimenti da parte dei gestori dell’infrastruttura idrica tra 2012 e 2022, anche grazie all’attività regolatoria di Arera che ha reso bancabili gli investimenti.
È chiaro, quindi, come sia fondamentale l’azione congiunta di istituzioni, industria, cittadini su una gestione attenta e virtuosa di questo bene primario. A2A, come Life Company, è pronta ad essere protagonista responsabile di un fronte comune a tutela della risorsa idrica.

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Renato Mazzoncini
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