Se ne sente parlare sempre di più e il termine occupa spesso le prime pagine dei quotidiani, ma che cos’è la transizione energetica?
Con il termine transizione energetica si intende il passaggio da un mix energetico basato sui combustibili fossili, tra cui petrolio, metano e carbone, ad uno composto prevalentemente dalle energie rinnovabili, come eolico, solare, idroelettrico, biometano.
Si tratta quindi di un nuovo modo di produrre e utilizzare l’energia, a basse emissioni di carbonio o a zero emissioni, che punta a obiettivi di risparmio energetico, economia sostenibile e neutralità climatica.
Il riscaldamento globale ormai è sotto gli occhi di tutti per i fenomeni metereologici estremi che provoca, come uragani, inondazioni, siccità e incendi. Il cambiamento climatico inoltre è responsabile dello scioglimento dei ghiacciai, dell’innalzamento dei livelli del mare e della desertificazione, che stanno causando una vera e propria crisi climatica.
Secondo i dati della Nasa nel 2020 la temperatura media terrestre è aumentata di 1,02 gradi rispetto al trentennio 1950-1980.
Le cause del climate change sono riconducibili alle emissioni di gas a effetto serra in atmosfera, che hanno effetti devastanti sull’ecosistema del nostro pianeta. Tra questi gas in particolare l'anidride carbonica proviene, soprattutto, da alcune attività umane, come la generazione di energia elettrica.
Per invertire la rotta è necessario un cambio di paradigma. Tra le soluzioni al cambiamento climatico, lo strumento principale è la transizione energetica.
Il consumo di carbone, petrolio e gas rappresenta la causa primaria di emissioni di gas serra. Le fonti fossili sono responsabili dell’83% delle emissioni totali di CO2 (dati 2019 del Global Energy Perspective). E il settore energetico è responsabile del 73% delle emissioni, stando a calcoli elaborati dalle Nazioni Unite.
Le emissioni di CO2 dovute alla combustione del carbone sono responsabili di circa un terzo dell'aumento di 1 grado centigrado delle temperature medie annuali al di sopra dei livelli preindustriali.
Il petrolio è la seconda fonte di emissioni con oltre 12 miliardi di tonnellate di CO2 prodotte nel 2019.
La deforestazione e l’abbattimento degli alberi provoca ulteriori danni, in quanto gli alberi sono fondamentali per la regolazione del clima e per la loro capacità di assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera.
Infine, anche gli allevamenti intensivi e l’uso eccessivo di fertilizzanti con azoto hanno un contributo negativo nell’aumento delle emissioni di gas serra.
I principali vantaggi della transizione energetica consistono negli evidenti benefici dal punto di vista di sostenibilità ambientale. Il modello si configura come una soluzione per combattere i cambiamenti climatici e limitare l’aumento del riscaldamento globale.
Tra gli ulteriori benefici della transizione energetica è possibile citare:
Inoltre, il modello abilita la possibilità di poter garantire l’indipendenza energetica del nostro Paese da paesi terzi (come, ad esempio, la Russia e l’Algeria) e ridurre il caro energia e la crisi energetica.
Risulta quindi evidente come la transizione energetica possa avere un impatto complessivo che va ben oltre il solo settore dell’energia e dell'ambiente, toccando quasi tutti gli aspetti della vita. La finalità è, infatti, quella di promuovere il consumo e la produzione di energia pulita, sicura ed efficiente per le generazioni future e presenti.
La transizione offre numerose opportunità per aumentare il benessere economico della società, attraverso la creazione di nuove professioni green, i cosiddetti green jobs.
Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e realizzare una piena transizione energetica, è necessario intervenire su 5 pilastri fondamentali, individuati dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano:
Più nello specifico, per aiutare il processo di energy transition, è necessario introdurre tecnologie abilitanti, tra cui:
La transizione ecologica è uno dei pilastri del progetto Next Generation EU e del nostro PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
In particolare, la Missione 2 prevede il finanziamento di una serie di iniziative volte ad accelerare il processo di decarbonizzazione. E nel punto M2C2 si parla esplicitamente di “Transizione energetica e mobilità sostenibile” con finanziamenti per oltre 25 miliardi di euro.
Il PNRR punta, inoltre, a sostenere la filiera dell’idrogeno, allo scopo di promuovere l’aumento dell’uso di fonti di energia rinnovabile.
La Missione dedica risorse al potenziamento della capacità delle reti elettriche in ottica di smart grid e reti intelligenti, puntando sull’aumento della loro affidabilità, sicurezza, resilienza e flessibilità.
Infine, il PNRR prevede dei finanziamenti specifici (oltre 2 miliardi di euro) per favorire la diffusione e lo sviluppo dell’autoproduzione e autoconsumo collettivo come comunità energetiche rinnovabili (CER).
In Italia sono presenti alcune eccellenze come quella di Siena: la prima città europea carbon free, ovvero capace di riassorbire totalmente le emissioni di CO2 prodotte sul territorio cittadino.
L’Unione Europea è capofila della transizione energetica a livello globale. Nel corso della COP21 del 2015 è stato firmato l’Accordo di Parigi, con l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali, e possibilmente limitarlo a 1,5 gradi.
A seguito della COP21, per contenere l’aumento medio delle temperature al di sotto di 2°C, l’UE ha fissato degli obiettivi molto ambiziosi quali il taglio delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.
All’inizio del 2019, l’Europa ha approvato il Clean Energy Package che delinea il quadro regolatorio europeo per l’energia e il clima per il raggiungimento dei nuovi obiettivi e per mettere a terra il percorso di decarbonizzazione e net zero entro il 2050. Ogni stato membro ha elaborato la propria proposta di un Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) per il periodo 2021-2030. Il PNIEC è uno strumento fondamentale per la decarbonizzazione e la transizione energetica.
La COP26 del 2021 a Glasgow ha sancito l’impegno a raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2050. L’Unione Europea ha approvato e pubblicato il pacchetto Fit for 55 all’interno del Green Deal Europeo. Il pacchetto punta al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. L’UE prevede che questo traguardo verrà conquistato, oltre che con l’apporto delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, grazie a una maggiore integrazione tra i mercati elettrici dei vari Paesi europei.
Una vera e propria rivoluzione negli ultimi anni sta avvenendo grazie ad un elemento chimico in grado di fornire un combustibile con una grande densità energetica. Parliamo dell’idrogeno che, tra i combustibili, è quello con il massimo contenuto di energia per unità di peso (pari a due volte e mezzo in più rispetto al metano e a tre volte in più rispetto alla benzina).
L’idrogeno è il carburante con la maggiore densità energetica: infatti a parità di energia prodotta l'idrogeno ha un peso notevolmente inferiore a benzina e metano.
Hydrogen
Methane
Petrol
L’idrogeno è un elemento straordinario ma è presente in natura legato ad altri elementi chimici, ad esempio nell’acqua lo troviamo combinato con l’ossigeno oppure negli idrocarburi, dove invece il legame è tra idrogeno e carbonio.
Il processo di separazione o estrazione dell’idrogeno necessita di energia e quindi l’idrogeno è considerato un vettore e non una fonte energetica vera e propria. Potenzialità ancora maggiori sono offerte dall’idrogeno verde. Questo viene ottenuto attraverso un processo di elettrolisi, ovvero separando l’idrogeno dall’acqua tramite gli elettrolizzatori. Per questo processo viene impiegata l’energia rinnovabile e quindi questo tipo di idrogeno è realmente a impatto zero, perché non implica il consumo di risorse naturali e non produce emissioni inquinanti.
L’impiego dell’idrogeno è particolarmente utile per realizzare una piena decarbonizzazione, utilizzandolo nei contesti in cui l’elettrificazione è complicata a livello tecnico o poco competitiva, cioè i cosiddetti settori “hard-to-abate” (settore industriale, marittimo e aviazione).
Inoltre, grazie alla facilità di conversione dell’energia elettrica in idrogeno, quest’ultimo si presta molto bene anche allo stoccaggio di elettricità in caso di eventuali surplus di produzione.
Come Life Company siamo fortemente coinvolti nel processo di trasformazione del paradigma energetico.
Siamo impegnati nell’elettrificazione dei consumi, nella diffusione delle energie rinnovabili attraverso i nostri impianti dedicati alla produzione di energia idroelettrica, eolica, solare e del biometano.
Per garantire maggiore flessibilità e resilienza del sistema elettrico, lavoriamo sugli accumuli di batterie e pompaggi idroelettrici. Infine, siamo attivi nello sviluppo di nuove tecnologie a base di idrogeno.
Attraverso i nostri termovalorizzatori recuperiamo energia elettrica e termica. In questo modo raggiungiamo un duplice obiettivo: in primis la riduzione dei rifiuti conferiti in discarica e delle emissioni di CO2 per una maggiore sostenibilità, e in secondo luogo il recupero dell’energia, che viene re-immessa sulla nostra rete di teleriscaldamento, in un sistema virtuoso e circolare.
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