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La fine dell’Ottocento è stata per il nostro Paese una fase di grandi cambiamenti. Dal processo di costituzione del Regno di Italia - che da pochi anni aveva raggiunto l’agognata unità – al pieno sviluppo sociale e della rivoluzione industriale.
Tra i maggiori cambiamenti occorsi, uno in particolare ha avuto un enorme impatto sul nostro Paese. Si tratta dell’inaugurazione della prima centrale idroelettrica italiana, nonché prima centrale al mondo a corrente alternata. Il 4 luglio 1892 infatti, venne inaugurata a Tivoli la piccola centrale dell’Acquoria. L’impianto era alimentato da una delle cascate lungo il corso del fiume Aniene, e garantiva la fornitura di energia elettrica alla città di Roma tramite un elettrodotto lungo circa 26 km.
L’inaugurazione della centrale ha segnato l’alba dell’industria della energia elettrica. Da questo momento in avanti lo sviluppo dell’idroelettrico in Italia fu rapidissimo. Nel 1898 venne inaugurata la centrale Bertini di Paderno d’Adda. Anche questa centrale stabilì diversi record: era la più potente centrale idroelettrica d’Europa e la seconda al mondo, preceduta solamente da quella delle cascate del Niagara. La produzione della centrale Bertini era tale da permettere di elettrificare l’intera rete tramviaria di Milano.
Il nostro Paese è stato quindi all’avanguardia a livello mondiale nella costruzione di impianti idroelettrici e il patrimonio di impianti storici sul nostro territorio ne è testimonianza.
Altre centrali sorsero tra le città di Genova, Torino e Milano, favorendo la nascita del cosiddetto triangolo industriale, che diede un impulso decisivo allo sviluppo economico-sociale del Paese.
Per l’Italia, che durante l’industrializzazione si era trovata a dipendere dalle importazioni di carbone dall’estero, fu una vera rivoluzione la possibilità di generare autonomamente energia dall’acqua, risorsa invece largamente presente sul nostro territorio.
A livello tecnico, la produzione di energia dalle risorse idriche fu resa possibile grazie all’invenzione dell’alternatore, che abbinato alla turbina era in grado di trasformare l’energia meccanica in energia elettrica alternata. Di fondamentale impatto fu anche l’introduzione dell’acciaio come materiale di costruzione, molto più resistente ed elastico rispetto al tradizionale legno.
Per dare l’idea dell'importanza di quello che ai tempi veniva chiamato ”carbone bianco”, basti pensare che già nel 1914 l’idroelettrico provvedeva al 74% del fabbisogno dell’industria manifatturiera e negli anni Trenta copriva oltre il 90% della produzione totale di energia elettrica.
A cavallo di questi anni ci fu un altro elemento che aumentò significativamente l’impatto su larga scala dell’idroelettrico. Fu l’introduzione delle centrali a deflusso regolato, che sopravanzarono di gran parte delle centrali ad acqua fluente. Si tratta di impianti di solito sensibilmente più grandi, che attraverso le dighe sfruttano il “salto” dell’acqua tra il bacino artificiale a monte e la centrale a valle, così da incrementare la produzione energetica.
La realizzazione di importanti infrastrutture come dighe e bacini artificiali permette inoltre all’idroelettrico di “mostrarsi” agli occhi degli italiani, entrando a far parte dei paesaggi naturali. Ne scaturisce a partire dagli anni Venti una vera e propria “corsa all’idroelettrico”, testimoniata anche dal desiderio dei più grandi architetti dell’epoca di mettere la propria firma su queste strutture. È il caso, ad esempio, della centrale a caverna di Santa Massenza in Trentino-Alto Adige, con la sua spettacolare sala delle turbine dal volume di oltre 150.000 metri cubi, interamente scavata nella roccia a 600 metri di profondità, opera di Giovanni Muzio o della centrale del Ponale, a Riva del Garda, progettata da Giancarlo Maroni, celebre per la realizzazione del Vittoriale degli italiani.
Per quanto riguarda A2A già in epoca “pionieristica" furono intraprese significative iniziative di sviluppo della risorsa idroelettrica. Nel 1906 il Comune di Milano ottenne dalla Provincia di Sondrio la Concessione dello Stato per l’utilizzo delle acque dell’alta valle dell’Adda e nel 1910 nacque l'Azienda Elettrica Municipale (da cui AEM) di Milano, che iniziò il suo esercizio il 1º gennaio dell'anno successivo. Il 16 ottobre 1910 la Centrale di Grosotto (la prima degli impianti idroelettrici AEM) iniziò a produrre energia e nel 1914 serviva già 60.000 utenti privati. Nel 1917 venne inaugurato l’impianto di Boscaccia, seguito nel 1922 da quello del Roasco. Sempre nel 1922 venne iniziata la costruzione della diga di Cancano I, prima tra le grandi dighe di AEM. Da allora lo sviluppo impiantistico divenne esponenziale, fino agli attuali grandi impianti che fanno di A2A il secondo operatore idroelettrico italiano.
La rilevanza dell’idroelettrico a distanza di oltre 100 anni non è certamente diminuita, anzi si può affermare che sia persino aumentata qualitativamente. L’energia idroelettrica è infatti tuttora la più importante tra le fonti rinnovabili e pulite, grazie alle proprie caratteristiche di programmabilità e di integrazione con le altre rinnovabili, anche per il sempre più necessario ruolo di “energy time shifting” (cioè lo spostamento di rilevanti quantità di energia da ore di sovrabbondanza a ore di maggior necessità, grazie agli accumuli generati da pompaggi ed invasi), rappresentando tuttora una risorsa imprescindibile per la transizione energetica del nostro Paese.
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