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La transizione ecologica? È (anche) una questione di didattica

La transizione ecologica? È (anche) una questione di didattica

Vincenzo Schettini
Fisico, professore e divulgatore scientifico

Come si parla di transizione ecologica a ragazze e ragazzi di 12, 14, 16 anni? In che modo possiamo insegnare il significato di responsabilità ambientale ai cittadini di domani, quelli che vivranno le trasformazioni del futuro?

Il modo in cui tutti noi viviamo la sostenibilità è cambiato molto negli ultimi anni. Temi come la transizione energetica o l’economia circolare, che fino a poco tempo fa sembravano lontani dalle nostre vite, sia individualmente sia culturalmente, oggi sono parte integrante della quotidianità e rappresentano una straordinaria opportunità. Soprattutto, sono tematiche che riguardano il futuro di milioni di giovani che oggi frequentano le scuole. E proprio per questo è fondamentale parlarne in classe.

Perché, se dovessi darne una definizione, direi che la transizione ecologica non è solo un passo fondamentale. Direi che la transizione ecologica è il passo fondamentale per le generazioni future. Come possiamo, quindi, portare un cambiamento positivo? Prima di tutto, serve un dialogo aperto tra scuola e istituzioni: insieme possiamo formare cittadini consapevoli, pronti a costruire un vero futuro sostenibile.

Ma serve anche un’altra cosa: ripensare il modo in cui insegniamo.

E se la transizione ecologica diventasse una materia scolastica?

Immagina di entrare a scuola e trovare tra le materie scolastiche una disciplina dedicata alla sostenibilità. Possibile? Sì, perché la transizione ecologica dovrebbe diventare una vera e propria materia scolastica!

In molte scuole nel mondo già si studiano corsi molto verticali come il "canto corale", perché non introdurre una materia su temi che riguardano la vita di tutti i giorni e il nostro futuro? La transizione ecologica potrebbe essere una materia che tocca tantissimi aspetti della nostra vita: dall’energia che usiamo, alla gestione dei rifiuti, fino alle risorse che ci sono ancora disponibili e quelle che dobbiamo impegnarci a preservare.

Oggi gli studenti hanno un modo completamente diverso di avvicinarsi alla conoscenza: per questo un corso di sostenibilità dovrebbe essere interessante e pratico, magari sfruttando strumenti che fanno già parte della quotidianità degli studenti, come podcast e video. In molte scuole già si usano questi strumenti per valutare e apprendere: perché non trasformarli in un modo per affrontare temi fondamentali come la transizione ecologica? Imparare non deve essere solo un momento teorico, ma un’esperienza concreta che stimola il pensiero critico e la partecipazione attiva.

Perché la vera differenza sta nel metodo

Parlare di sostenibilità è essenziale, ma la differenza la fa il modo in cui la insegniamo. Pensiamo al "project-based learning", e cioè l’insegnamento basato sui progetti, che è un metodo che permette di imparare facendo, di applicare la teoria alla pratica. Ma cosa intendo dire quando parlo di pratica? Facciamo un esempio.

Potremmo usare una mela per parlare dei rifiuti organici, o una girandola per spiegare come funzionano le energie rinnovabili. Questi strumenti sono semplici, ma riescono a rendere visibili concetti che altrimenti resterebbero astratti. Il nostro obiettivo di docenti dovrebbe essere proprio questo: portare il mondo reale in classe, per avvicinare gli studenti alla scienza e alla sostenibilità in modo coinvolgente. Questo non significa eliminare la lezione frontale, che resta fondamentale. Significa, però, affiancarla ad altri metodi che stimolino il confronto e la partecipazione. I ragazzi oggi sono poco abituati al dialogo diretto, anche a causa del continuo uso di smartphone e tablet. Sta a noi docenti creare spazi in cui possano esercitare il “racconto”.

A proposito di questo metodo, la cosa che mi ha stupito di più è stata la reazione dei ragazzi: durante il contest "In Movimento per il nostro Pianeta" di A2A Scuole, gli studenti si sono espressi con entusiasmo, creatività e, soprattutto, voglia di contribuire. E sono convinto che più riusciremo ad ascoltare i ragazzi e a dare loro strumenti concreti, più riusciremo a stimolare il loro impegno.

Dal viaggio della didattica alla didattica viaggio

Portare la transizione ecologica in classe è solo l’inizio. Quello che dobbiamo fare è rendere l’apprendimento un viaggio, un’esperienza che va oltre le aule di una scuola. Sarà questo il ruolo dell’insegnante del futuro. Perché la scuola di domani non sarà più solo un luogo dove si imparano nozioni teoriche, ma diventerà una porta aperta sul mondo.

Io ho iniziato davvero a capire cosa significasse insegnare quando ho scoperto YouTube e il potere della rete. Grazie ad A2A ho avuto poi la possibilità di vedere con i miei occhi come funzionano gli impianti energetici, i termovalorizzatori, le centrali fotovoltaiche. Ed è questa la vera sfida: non basta più parlare di energia, dobbiamo farla vedere e farla vivere agli studenti. Gli insegnanti del futuro dovranno essere in grado di dire: "Abbiamo studiato l’energia, ora andiamo a vederla in azione". Dovranno accompagnarli sul campo, nei termovalorizzatori, negli impianti eolici, fotovoltaici.

Solo così l’insegnamento diventa davvero concreto. Spero che anche il Ministero dell’Istruzione scelga di investire in questa direzione, formando i docenti direttamente sul territorio, a contatto con le realtà industriali, ambientali ed energetiche del Paese. Perché la formazione più efficace non si fa solo online o con corsi teorici: si fa soprattutto mettendo i piedi negli impianti e lo sguardo nella realtà.

I social per insegnare? Una sola parola d’ordine: autenticità

Viviamo in una realtà sempre più digitale, dove una parte significativa della conoscenza viene trasmessa attraverso i canali online. Per questo, se usati in modo responsabile, TV, web e social network possono essere strumenti importanti per l’insegnamento della transizione ecologica. Io li uso in modo assolutamente spontaneo, naturale e autentico, comunico allo stesso modo su un palco, in TV o sui social: non metto mai il mio messaggio “in gabbia”. E credo che sia proprio questo che arriva alle persone, soprattutto ai ragazzi. Sentono che il messaggio è sincero, diretto, e proprio per questo è efficace. È anche così che si impara.

I social si possono usare con intelligenza, ma oggi c’è una sorta di “bulimia da social”: tutti vogliono usarli, spesso senza un messaggio chiaro. Invece i social vanno usati quando si ha davvero qualcosa da dire. Ed è questo che voglio trasmettere anche ai ragazzi: trova la tua voce, e usala con passione e verità.

Tre consigli per insegnare la sostenibilità

Prima di tutto, voglio dire che, girando le scuole e incontrando tanti docenti, vedo una realtà molto stimolante. Ci sono tantissimi insegnanti che stanno facendo un ottimo lavoro e vanno ringraziati: usano già uno stile comunicativo aperto, dialogico, e questa è una base importantissima su cui costruire. Ma il nostro obiettivo deve essere amplificare questo approccio. Per questo, vorrei rivolgere un messaggio ai miei colleghi docenti, fatto di tre punti chiave:

  1. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare, anno dopo anno. Anche solo un piccolo tassello nuovo può fare la differenza.
  2. Continuiamo a fare quello che già facciamo con passione. Siamo bravi, siamo coraggiosi e dobbiamo credere in noi stessi, nonostante le difficoltà della scuola e la burocrazia.
  3. Ricordiamoci sempre chi abbiamo davanti quando saliamo in cattedra. Sono i nostri figli, i nostri nipoti, sono le persone che guideranno il Paese domani. E magari, un giorno, si siederanno proprio su quella stessa cattedra. È a loro che stiamo passando il testimone.

Un augurio per i cittadini del futuro

Il messaggio che voglio lanciare agli studenti è semplice ma fondamentale: non lasciatevi distrarre dalle sciocchezze. Oggi il mondo digitale ci bombarda di stimoli, ci affascina, ma spesso ci allontana dalle cose davvero importanti. La transizione ecologica è una di queste: una sfida enorme, ma anche un’opportunità straordinaria. Concentratevi sul valore che porta con sé e affrontatela con entusiasmo e coraggio. Ogni grande cambiamento parte da un gesto individuale. Tanti imprenditori e innovatori sono partiti da zero: perché non potreste farlo anche voi?

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Vincenzo Schettini
Fisico, professore e divulgatore scientifico
  • Transizione energetica
  • Economia circolare
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