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I data center stanno diventando infrastrutture strategiche fondamentali, pilastri della nuova società digitale, indispensabili per garantire i nostri gesti quotidiani. Se accompagnati da una visione chiara e da una responsabilità comune, possono diventare motori di sviluppo economico e contribuire alla sostenibilità
Oggi, la rapida espansione della connettività e l’adozione su larga scala di tecnologie digitali stanno generando una crescita senza precedenti dei dati e del loro valore economico. In questo contesto, i data center rappresentano un’infrastruttura strategica per la competitività e la transizione digitale del Paese.
Nel Position Paper realizzato in collaborazione con TEHA (The European House - Ambrosetti), noi di A2A abbiamo analizzato come i data center, se guidati da uno sviluppo sistemico sostenibile, possono diventare nodi strategici di innovazione e competitività economica. Per approfondire come, è necessario considerare tre fattori:

Vogliamo contribuire a creare un modello di innovazione e sostenibilità, attraverso una simbiosi mutualistica tra i player che sviluppano data center e gli operatori del nostro ambito industriale per vincere la sfida del digitale, ormai inarrestabile.
Dal 2005 al 2024, la quota di popolazione mondiale connessa a internet ha raggiunto il 67,6%, per un totale di oltre 4 miliardi di utenti addizionali connessi. Anche in Italia l’ecosistema digitale ha conosciuto una crescita significativa: in un decennio, il traffico dati è quasi triplicato, e il settore IoT (Internet of Things), ovvero la rete interconnessa di dispositivi intelligenti, ha mostrato un’evoluzione analoga, raggiungendo circa 2,6 dispositivi connessi per abitante e un valore di mercato di 9,7 miliardi di euro.
L’aumento esponenziale del traffico dati, quindi, non ha solo implicazioni tecnologiche, ma genera anche un impatto economico misurabile attraverso il concetto di Data Economy. Nel 2024, la Data Economy italiana è stimata in 60,6 miliardi di euro, pari al 2,8% del PIL nazionale, posizionando l’Italia al quarto posto nell’Unione Europea. Il potenziale di crescita è significativo: si stima che al 2030, il valore della Data Economy potrebbe valere circa 207 miliardi di euro, più di tre volte rispetto ad oggi.
La crescita del traffico dati, la proliferazione dei dispositivi connessi e la complessità dei processi computazionali hanno reso evidente però un aspetto critico: i data center non sono solo snodi digitali fondamentali, ma anche asset altamente energivori, con un impatto crescente sul bilancio energetico globale.


Nel 2024 sono stati censiti oltre 10mila data center a livello mondiale, di cui più di 2.200 in Europa e 168 in Italia, con Milano e la Lombardia che si posizionano tra le aree emergenti a livello europeo. Oggi, oltre la metà delle richieste alla rete elettrica nazionale risulta concentrata in questa regione.
Le infrastrutture IT sono altamente energivore: per questo, la crescita delle nuove tecnologie digitali determinerà un forte aumento dei consumi elettrici nei prossimi anni. Ad esempio, un’IA di carattere generativo, come chat GPT, per una semplice richiesta consuma fino a 10 volte di più di una ricerca su Google.
Bisogna quindi prevedere uno sviluppo di settore che consideri la capacità di produrre elettricità a un costo competitivo, che garantisca equilibrio tra domanda e offerta energetica e che consenta una distribuzione geografica omogenea sul sistema elettrico nazionale, nel rispetto del principio di prossimità. L’esperienza internazionale dimostra infatti come la crescita non pianificata dei data center possa generare criticità energetiche e ambientali. Ad esempio in Irlanda, dove i data center rappresentano il 21% del consumo elettrico nazionale, quanto l’intero settore residenziale del Paese.
L’espansione dei data center non richiede solo necessari investimenti strutturali, ma anche l’impegno delle istituzioni e un’attenta pianificazione territoriale, che tenga conto dei vincoli ambientali e delle necessità delle comunità, per riconoscere e valorizzare queste infrastrutture come elementi chiave della crescita economica.
Lo sviluppo dei data center in Italia potrebbe contribuire alla crescita del PIL nazionale al 2035 del 6% - con la creazione di 77 mila posti di lavoro - fino ad arrivare, in uno scenario full potential, al 15% con 150 mila nuovi occupati. Si tratta di un’occasione unica per un Paese che vuole rafforzare la propria competitività digitale ed economica.
Investire nello sviluppo dei data center in Italia rappresenta una scelta strategica fondamentale, in grado di generare significativi ritorni economici e industriali. I data center creano infatti filiere produttive complesse che spaziano dall'energia, ai servizi IT, all’edilizia specializzata e promuovono la nascita di ecosistemi tecnologici avanzati, favorendo investimenti in startup, ricerca e innovazione.
Sul piano occupazionale, contribuiscono dunque alla creazione di posti di lavoro, generando opportunità sia nella fase di costruzione che in quella operativa e coinvolgendo figure professionali come tecnici impiantisti, operatori IT, addetti alla sicurezza e personale di manutenzione.
Si stima infatti che, al 2035 il contributo dei data center alla crescita annua del PIL nazionale possa variare dal 6,4% nello scenario tendenziale al 15,6% nello scenario full potential. Analogamente, l’occupazione (diretta, indiretta e indotta) associata a tale contributo alla crescita del PIL potrebbe raggiungere oltre 77 mila addetti nello scenario tendenziale e oltre 150 mila nello scenario full potential.


A2A può contribuire con le sue infrastrutture e il suo know how alla crescita equilibrata di questi hub digitali. Integrare rinnovabili, efficienza e modelli circolari vuol dire trasformare una necessità tecnologica in un’opportunità sociale, economica e ambientale. Governare con lungimiranza questa transizione significa rendere le città più green e garantire che la digitalizzazione diventi una risorsa condivisa.
Come evidenziato nel Position Paper, in uno scenario full potential, i benefici economici stimati per lo sviluppo del settore raggiungono un contributo potenziale di circa 55 miliardi di euro al PIL nazionale. Questo valore complessivo, che include gli effetti diretti, indiretti e indotti del comparto data center, rafforza l’idea che un approccio strategico allo sviluppo digitale possa trasformarsi in un’opportunità industriale concreta per l’Italia, con effetti positivi diffusi in termini di sostenibilità, innovazione e resilienza infrastrutturale.
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